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Le cosiddette "impurità" dei carburanti causano danni ai malcapitati automobilisti che hanno fatto rifornimento di gas e gasolio.
È quello che è accaduto, nelle scorse settimane, a molti automobilisti che hanno fatto rifornimento di gasolio in alcuni distributori del Sulcis-Iglesiente, ma non solo.
La notizia è di questi giorni, riportata anche dal maggiore quotidiano regionale sardo.
I fatti: nelle ultime due settimane molti automobilisti (non ci sono, al momento, dati ufficiali) si sono rivoiti a meccanici e officine lamentando malfunzionamento dell'impianto di alimentazione della propria auto. In alcuni casi i malcapitati sono finiti in panne durante in viaggio.
Le riparazioni effettuate dalle officine hanno evidenziato guasti all'impianto di alimentazione e filtri intasati. Il tutto dovuto, secondo quanto certificato in molti casi dagli stessi riparatori, alla presenza di ''gasolio sporco'' nel serbatoio e, quindi, nell'impianto dell'auto.
Sulla veridicità dei fatti così riportati saranno, naturalmente, le autorità competenti a doversi pronunciare.
Il tam-tam tra coloro che hanno subito simili danni ha condotto gli stessi a rivolgersi alle Associazioni per la tutela dei consumatori presenti sul territorio. Sono così numerose (al momento circa una trentina) le segnalazioni e le richieste di assistenza giunte anche ai nostri sportelli.
Come tutelarsi: innanzitutto, è necessario dare prova che il danno subito è stato causato dall'immissione, nell'impianto della propria auto, del cosiddetto ''gasolio sporco''. Questa certificazione può essere richiesta alla stessa officina che ha effettuato la riparazione.
Altro aspetto fondamentale è provare presso quale distributore abbiamo effettuato il rifornimento di carburante. La richiesta di risarcimento dovrà, infatti, essere inoltrata al distributore. La prova può essere data, ad esempio, dalla stessa ricevuta rilasciata dal rifornitore. Può essere ricavata anche nel caso di pagamento effettuato mediante bancomat o carta di credito.
A questo punto possiamo procedere con il primo passo diretto a far valere i nostri diritti. Ossia, inoltrare, mediante raccomandata con ricevuta di ritorno, una richiesta di risarcimento indirizzata al distributore e alla compagnia petrolifera allegando copia della documentazione in nostro possesso:
- Ricevuta comprovante l'avvenuto rifornimento presso il distributore cui inoltriamo la richiesta
- Certificazione tecnica comprovante l'imputabilità del danno riportato al rifornimento di gasolio
- Ricevuta della riparazione dell'auto, necessaria alla quantificazione dell'importo da risarcire
Resta salva la possibilità di chiedere il risarcimento di ulteriori danni che proviamo aver subito.
Nel caso di rifiuto del distributore a risarcire il danno, sarà necessario rivolgersi all’autorità giudiziaria competente. Ricordiamo che, per le cause di valore non superiore a 5 mila euro, è competente il giudice di pace (ai sensi dell’articolo 7 del Codice di Procedura Civile).
Si tenga presente che le compagnie petrolifere e i distributori, solitamente, stipulano polizze assicurative che coprono anche questi danni. In tal caso sarà più facile ottenere il risarcimento in tempi rapidi.
Le associazioni dei consumatori sono, anche in questi casi, a disposizione per fornire consulenza e assistenza.